Italia, tensione a Chisinau: Gattuso esplode contro la contestazione. Ora testa ai playoff Mondiali

Scritto il 14/11/2025
da Sporteaker Team


A Chisinau doveva essere una serata di lavoro sporco, di pazienza e di concentrazione. E invece la vittoria dell’Italia sulla Moldova si è trasformata in un caso nazionale. Non tanto per lo 0-2 finale, arrivato solo nel finale con fatica e carattere, quanto per ciò che è avvenuto sugli spalti: una parte dei tifosi italiani, circa 500, ha iniziato a contestare la squadra al 73’, quando il risultato era ancora inchiodato sullo 0-0. Fischi, cori polemici, persino l’invito “andate a lavorare”.

Rino Gattuso, uno che la maglia azzurra se l’è strappata addosso per vent’anni, non l’ha presa bene. Anzi, non l’ha accettata proprio.

Gattuso durissimo: “Una vergogna, non lo accetto”

In diretta Rai, il ct azzurro ha messo da parte ogni diplomazia e ha sfogato tutta la sua stizza.
“Quello che ho sentito oggi è una vergogna. Non lo accetto”, ha esordito. “Ho visto un’Italia che ha giocato, loro non hanno mai tirato in porta. Se qualcuno è rimasto all’11-1 della Norvegia contro questi, non è un problema mio”.

Gattuso non ha usato giri di parole. La sua è stata una difesa frontale del gruppo:
“Non è il momento di dire ai giocatori di andare a lavorare. Qui c’è una squadra che sta combattendo, che ha difficoltà ma non molla. Sentire i tifosi che contestano fuori casa… non lo accetto. Io sono soddisfatto”.

Parole dure, che segnano una prima frattura in un momento delicatissimo del percorso azzurro.

Retegui e Pio Esposito cambiano la partita

Di campo, alla fine, si è parlato poco. Eppure il match aveva detto cose importanti: l’Italia aveva faticato a sfondare con Scamacca e Raspadori, ma l’ingresso di Retegui e Pio Esposito ha spaccato la partita. Gattuso lo ha riconosciuto:
“Mettendo 11 giocatori nuovi sapevo che rischiavamo anche di perderla. Invece chapeau ai ragazzi”.

Poi uno spunto polemico sulla formula:
“Il record delle sei vittorie? Chiedetelo a chi fa i gironi. Nel ’90 e ’94 c’erano due africane, ora sono otto. Ai nostri tempi la migliore seconda andava al Mondiale”.

Il messaggio è chiaro: la strada non è semplice, e il mondo del calcio è cambiato.

Mondiale 2026: la strada dell’Italia passa dai playoff. E non sarà una passeggiata

La vittoria norvegese sull’Estonia ha tolto ogni residua speranza agli azzurri di giocarsi il Mondiale direttamente domenica sera a Milano contro Haaland. È ufficiale: l’Italia finirà ai playoff, per la terza volta nelle ultime tre edizioni mondiali. Un dato che pesa come un macigno.

Il quadro è chiaro: 12 squadre seconde nei gironi e 4 provenienti dalla Nations League si contenderanno gli ultimi quattro biglietti europei per USA-Canada-Messico 2026.

L’Italia sarà testa di serie, grazie al ranking FIFA, e questo almeno evita incroci con Turchia, Polonia e – salvo sorprese – Ucraina. Ma la seconda fascia e soprattutto la quarta sono piene di insidie.

Possibili avversarie della semifinale secca del 26 marzo

Rischi? Ce ne sono eccome.
La quarta fascia, in cui l’Italia pescherà la sua avversaria per la semifinale secca in casa, fa venire qualche brivido.

Le possibili rivali:

Svezia → l’incubo assoluto, per tradizione e talento individuale;

chi perde il secondo posto tra Galles e Macedonia del Nord → altra storia già dolorosamente nota;

Romania o Irlanda del Nord se non dovessero diventare seconde;

in extremis, Moldova o addirittura San Marino, possibilità remota ma formalmente aperta.

Saranno partite da dentro o fuori, ancora una volta. E gli azzurri arrivano ai playoff con la memoria fresca delle scottature precedenti.

Dove si giocherà? Le opzioni per il campo azzurro

A differenza del 2022, la Figc non ripeterà errori: niente stadi “rischiosi” dal punto di vista emotivo o di riempimento. Si pensa a impianti caldi e compatti come:

Bergamo

Udine

Juventus Stadium

Atmosfera da bolgia garantita. E servirà.

Europa: chi ha già staccato il biglietto?

Mentre l’Italia soffre, altrove si festeggia. La Francia ha raggiunto l’Inghilterra tra le già qualificate, mentre la Norvegia ha celebrato il ritorno al Mondiale dopo 28 anni d’assenza.
Quasi tutto definito anche per Spagna, Germania, Olanda, Croazia, Danimarca, Svizzera, Belgio e ovviamente la sorprendente Norvegia di Haaland.

Verso Zurigo: primo passo di una nuova storia (si spera)

Giovedì prossimo l’Italia conoscerà il suo destino. La semifinale del 26 marzo dirà tutto: non esistono margini di errore, non esistono alibi.

Gattuso, furioso per una contestazione che reputa ingiusta, difende i suoi ragazzi e vuole compattezza. Ora serve davvero: le notti dei playoff non perdonano.

L’obiettivo è uno solo: non rivivere più gli incubi del passato. E tornare, finalmente, dove la storia ci vuole. Al Mondiale.